(a cura di A. Terenzi)
Per commentare la minacciosa dichiarazione a tre voci che è stata pronunciata all’Onu contro l’Iran dal presidente americano Obama, dal francese Sarkozy, che ha finalmente riguadagnato la Francia su posizioni filo-israeliane, e dal cancelliere britannico Brown, adeguandosi alle posizioni più oltranziste ostili al Paese mediorientale, crediamo sia assai lucido e coerente il commento che un semplice ma documentato lettore americano ha “postato” sul blog del New York Times del 24 settembre.
John Williford, Richland, Washington, 24 settembre 2009
“(…) Nonostante la richiesta che le potenze nucleari rinuncino allo sviluppo di nuove armi, noi (Stati Uniti) abbiamo:
- rifiutato di ratificare il Trattato Generale per il Bando dei Testi nucleari (CTBT), originariamente creato su nostra iniziativa;
- ripetutamente il Congresso degli Stati Uniti ha chiesto l’approvazione ed le risorse per sviluppare nuove armi nucleari con capacità di penetrazione in profondità;
- abbiamo cercato di sviluppare una generazione interamente nuova di armi nucleari in sostituzione di quelle attualmente adottate.
Una simile dimostrazione di mancanza di considerazione per le restrizioni sui nuovi armamenti nucleari nell’ambito del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT) deve essere considerata in modo categorico come una politica sbagliata da rifiutare.
La coerenza nell’applicazione dell’NPT è del resto scarsa, come dimostra il caso del Brasile che è impegnato nell’arricchimento dell’uranio, nei confronti del quale l’AIEA ha meno possibilità di controllo (a causa di vincoli “di proprietà”) di quanto non gli sia permesso nel monitoraggio del programma iraniano di arricchimento dell’uranio.
Le attività dei Paesi non firmatari del Trattato, compreso Israele, sono ignorate, e facciamo finta che un arsenale, detenute da quello Stato, stimato in ben 400 ordigni nucleari non esista.
Passando a due altri Paesi non aderenti al Trattato in Asia, l’amministrazione di George W. Bush ha raggiunto un accordo sul programma nucleare dell’India col quale fornisce a questo Paese tecnologia per produrre combustibile e reattori. Nonostante vi sia nell’insieme un minimo di garanzia complessiva sull’uso civile di questi reattori, è stata assicurata all’India l’immunità per i reattori che producono materiale militare. Un elemento che apre la strada alla produzione di 50 nuove armi atomiche ogni anno.
Nonostante non vi sia un corrispondente accordo di assistenza tecnica con il Pakistan, il programma di produzione di armi fuori-legge si sviluppa qui completamente al di fuori del controllo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
La differenza di trattamento fra India e Pakistan, che restano entrambe al di fuori dell’NPT insieme ad un pugno di altri Paesi, è un’anomalia che esacerba la tensione fra questi due Paesi, creando le condizioni per una corsa agli armamenti nucleari che si diffonderà in tutta l’Asia Meridionale fino alla Cina.
La lettera e lo spirito del Trattato di non Proliferazione Nucleare risalgono al periodo del presidente Eisenhower, che stabilì il programma Atomi per la Pace. Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare è stata la formalizzazione di un accordo mutuo tra Paesi non nucleari e potenze nucleari in base al quale, in cambio della limitazione della crescita delle armi nucleari, si otteneva l’accesso e l’assistenza per lo sviluppo di tecnologia nucleare di pace. Alcune nazioni che hanno cercato di sviluppare armi atomiche (come il Sud Africa) sono state costrette ad interrompere questi sforzi.
L’Iran ha pieno diritto, nell’ambito del Trattato di Non Proliferazione, che ha ratificato, di controllare l’intero ciclo del combustibile per energia nucleare, che include il necessario arricchimento, in percentuali ad una sola cifra (cioè inferiori al 9%). Inoltre, sottoscrivendo il Trattato, l’Iran ha diritto a ricevere assistenza per lo sviluppo di energia nucleare di pace, invece di minacce d’embargo o di bombardamento da parte di uno Stato nucleare fuorilegge che non ha sottoscritto l’NPT come Israele.
Sia la Corea del Nord che gli Stati Uniti hanno mostrato grande abilità nel sapersi muovere al di fuori dei trattati internazionali. Gli Stati Uniti, non adeguandosi all’NPT, hanno inoltre manifestato la volontà di non tenere conto degli obblighi dei trattati ancora in vigore.
L’NPT è in attesa di una revisione periodica nel 2010. L’ultimo incontro internazionale, nel 2005, fu completamente vanificato dall’amministrazione Bush che impedì al gruppo di lavoro persino di stabilire un ordine del giorno.
Abbiamo un’enorme vuoto da colmare ed è il momento di smetterla di minacciare altri Paesi, che sono assai più vicini di noi al rispetto delle regole.”
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